Nella miriade di nuovi bonus, dei quali si sta parlando nell’ultimo periodo, vi è anche quello denominato anti-plastica. In che cosa consiste e a chi spetta? Vediamolo insieme…
La plastica, o meglio lo smaltimento di essa, è un problema non da poco, che incide sulla salute di noi uomini e soprattutto del Pianeta. Per questo motivo il Governo ha stanziato un nuovo bonus denominato anti-plastica, che altro non è che un contributo a fondo perduto, pari a 5000 euro, creato con lo scopo preciso di ridurre la produzione di questo materiale. Per realizzarlo saranno utilizzati la bellezza di 40 milioni di euro, che erano già stati stanziati con il celebre Decreto Clima nel 2019. La sua applicazione effettiva arriva ora.
Ricordiamo inoltre, per dovere di cronaca, che tale decreto è stato sottoscritto dal Ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani, e dal Ministro per lo sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Ma come funziona e a chi spetta il ricevimento di tale bonus?
Tale bonus è destinato agli esercenti che attrezzano degli spazi dedicati alla vendita ai consumatori, con prodotti alimentari, bevande e detergenti che devono essere venduti sfusi o alla spina. Ciò consente ai clienti di acquistare la merce senza il classico e assai inquinante packaging di plastica, riempiendo di bevande o di alimenti per gli uomini o per gli animali in contenitori riutilizzabili, che non siano pertanto monouso.
Più nello specifico questo bonus, dalla cifra di 5000 euro, spetta a tutti quanti i negozi che hanno la superficie di vendita non superiore ai 50 mq in quei comuni con una popolazione residente inferiore ai 100.0000 abitanti e ai 250 mq per i comuni più grandi. Inoltre spetta alle medie strutture di vendita, quindi a tutti quanti gli esercizi commerciali che possiedono una superficie compresa tra i 150 e i 1500 mq nei comuni con meno di 100.000 residenti e dai 250 ai 2500 mq nei comuni che possiedono invece più di 100.000 residenti.
Ma esistono anche dei casi in cui si può perdere tale importante contributo? In realtà sì, e può accadere quando un esercente non rispetta le condizioni di vendita richieste per un periodo minimo di tre anni. Pertanto in tale lasso di tempo non potrà vendere la sua merce in contenitori monouso. Inoltre sono considerati ammissibili, al fine di ottenere il contributo a fondo perduto, anche tutte quelle spese realizzate per l’acquisto di attrezzature per la vendita di prodotti sfusi, per l’adeguamento dei locali e per la promozione dei prodotti stessi, che è fondamentale per raggiungere sempre più ad ampio raggio la clientela.