WhatsApp è indubbiamente l’app di messaggistica istantanea più utilizzata da tutti per svariati motivi, sia privati che lavorativi. E sfruttatissime sono – per così dire – anche le note vocali. Ma per quale motivo le riascoltiamo? Ve lo diciamo noi…
WhastApp, per quale motivo amiamo riascoltare le nostre note? Lo rivela un noto ricercatore
Oltre al fatto che tutti quanti oggigiorno utilizziamo WhatsApp con una certa disinvoltura, sia per lavoro che per motivi prettamente privati, c’è anche da dire che amiamo optare talora più per l’invio di note vocali che per le telefonate vere e proprie, o per le classiche videochiamate.
Ma al di là di questa scelta, in molti si chiedono per quale motivo poi, dopo averle ricevute e ascoltate, decidiamo di riascoltarle una o più volte e distanza di tempo.
E questo accade soprattutto, dati alla mano, perlopiù per quelle che inviamo noi agli altri e che pertanto vedono come indiscussa protagonista la nostra voce. Oggi ve ne spieghiamo noi il motivo grazie a un importante ricercatore…
Nel gesto si nascondono sia ragioni di tipo pratico che emotivo
Il linguista computazionale ricercatore in fonetica e scienze della voce alla Sorbona di Parigi Rosario Signorello spiega che questa abitudine, tra l’altro molto ma molto diffusa, ha le sue basi in due scelte: la prima di tipo pratico, ovvero volta a controllare che il messaggio inviato sia chiaro, quindi che in esso si sia comunicato tutto quello che si voleva dire nella maniera corretta, mentre la seconda ha radici più emotive e sentimentali, poiché riascoltare la nostra voce in una nota, anche a distanza di parecchio tempo, può riaccendere in noi quelle stesse identiche emozioni che abbiamo provato mentre stavano parlando.
C’è anche da dire però, per dovere di cronaca, che molti di noi nel farlo provano pure un’istintiva estraneità nel sentire la propria voce registrata, che sovente ci appare molto brutta. Ma perché la avvertiamo talora come tale?
L’ascolto è anche legato al concetto di performance
Perché -in realtà- non ci suona familiare come le altre e ci giunge da un’altra prospettiva, rispetto a quella cui siamo abituati. Pertanto il semplice gesto di riascoltare messaggi vocali può anche essere legato al concetto di performance; in pratica ci riascoltiamo con l’orecchio critico, come se quella voce non appartenesse a noi stessi ma a qualcun altro, per capire se ce la siamo cavata oppure no.
Chiaramente questo può anche essere un utile strumento per aiutare a migliorarci nell’esprimerci velocemente parlando con gli altri e per imparare a fare note vocali complete ed esaustive, con un tono adatto al tipo di messaggio ed alla situazione.