La sindrome di Takotsubo, detta anche cardiomiopatia da stress, è una particolare cardiomiopatia non ischemica temporanea che può avere luogo in seguito all’esposizione del paziente a una situazione stressante o emotiva dal carattere molto forte e/o aggressivo.
Altro non è, per utilizzare un termine ben più semplice e alla portata di tutti, dunque anche di chi non se ne intende di medicina, la classica sindrome del cuore infranto della quale sovente sentiamo parlare sul Web e in Tv. Ma di che cosa si tratta esattamente? Scopriamone di più…
Ecco in che cosa consiste e da dove deriva il termine giapponese
La sindrome di Takotsubo, detta anche sindrome del cuore infranto o cardiomiopatia da stress, consiste in sostanza in una una sofferenza di genere cardiaco temporanea che può riprodurre – però- tutti i sintomi tipici dell’infarto.
Essa avviene in seguito a una situazione stressante o emotiva molto importante vissuta dal paziente che generalmente è una persona molto emotiva e alquanto sensibile.
Questa sindrome fa parte delle cardiomiopatie non ischemiche, in quanto durante la sua presentazione non vi sono- in realtà- interruzioni al flusso di sangue che irrora il miocardio.
Ma da dove deriva il termine ” takotsubo”?
In riferimento al nome, “takotsubo“, c’è da dire che si tratta di una parola giapponese che si riferisce a una sorta di cestello usato dai pescatori locali per la cattura dei polpi.
I ricercatori che hanno descritto per primi tale sindrome hanno ritenuto di dare questo appellativo alla sofferenza in questione poiché, come approfondito successivamente, alle immagini ecocardiografiche o di risonanza magnetica il ventricolo sinistro del paziente assume in quel momento una forma del tutto simile al takotsubo!
Non è affatto da sottovalutare
La sindrome è una condizione la cui diagnosi richiede diverse indagini, molte delle quali volte ad escludere un infarto miocardico o di altre patologie quali miocardite, pericardite, dissezione aortica, miocardiopatia secondaria a emorragia subaracnoidea, attacco di panico o angina pectoris.
Nonostante ciò, alcuni studi provenienti dagli Stati Uniti e dal Giappon,e hanno stimato come circa il 2% dei pazienti che afferiscono ad una sala di emodinamica per un sospetto infarto miocardico acuto avessero in realtà una sindrome di Takotsubo.
Tuttavia, prima di sottoporre il paziente ad esami che possono essere anche molto invasivi e non liberi da complicanze, è fondamentale che il personale sanitario valuti con estrema accuratezza la storia clinica del paziente e conduca così un approfondito esame, oltre che decisamente obiettivo, volto- in particolare- a definire con incisiva chiarezza le caratteristiche del dolore e la sua associazione con un evento- anche solo- potenzialmente stressante.
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Le cure per stare meglio
Fino a quando la diagnosi non è certa, il trattamento della sindrome di Takotsubo si sovrappone a quello previsto in caso di infarto.
Successivamente, una volta che la diagnosi è stilata la terapia verte sull’assunzione di farmaci quali ACE-inibitori, beta-bloccanti, diuretici e antagonisti dei recettori dell’angiotensina, con lo scopo di provare ad alleggerire il carico di lavoro cardiaco e migliorare quindi pian piano la sintomatologia presente.
Ai pazienti che hanno sofferto di sindrome di Takotsubo solitamente viene anche consigliato di rivolgersi a un esperto in tecniche di rilassamento e di gestione dello stress, in modo tale che possano apprendere come affrontare nel modo corretto le situazioni emotivamente più intense e stressanti senza stare così male.
Solitamente, dopo 4-6 settimane dall’inizio del trattamento è previsto un controllo ecocardiografico, che è assolutamente necessario per valutare il processo di recupero e la ripresa della piena funzionalità cardiaca.