Attore di Gomorra ucciso per una vendetta trasversale sotto gli occhi della compagna incinta

Tra fiction e realtà: un attore della serie cult “Gomorra” è stato ucciso, sotto gli occhi della compagna incinta, per una vendetta trasversale

Quando la realtà imita la fantasia: Carmine D’Onofrio, 23 anni, comparsa in un episodio della serie cult “Gomorra“, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco lo scorso 6 ottobre a Napoli. Il giovane era il figlio illegittimo di Giuseppe De Luca Bossa, fratello di Antonio De Luca Bossa, detto “Tonino ‘o sicco”, ergastolano ed elemento di spicco dell’omonimo clan di camorra egemone nel quartiere Ponticelli.

“Gomorra”: attore ucciso per una vendetta trasversale-tipiu-06/04/2022

Il 23enne, che solo da poco aveva conosciuto il suo padre biologico e con la passione per il teatro, è rimasto vittima di una vendetta trasversale, che non ha evitato nonostante avesse scelto di tenersi alla larga dal giro criminale, proprio come quelle al centro della famosissima serie “Gomorra”, la più vista e amata all’estero, incentrata sulla faida, a suon di omicidi, stragi e appunto vendette trasversali, tra i vari clan camorristici per il controllo delle principali e, quindi, più redditizie piazze di spaccio di droga e delle altre attività illegali.

Attore di “Gomorra” ucciso davanti alla compagna incinta: sei i fermati

Carmine D’Onofrio, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, coordinati dalla Dda della Procura della Repubblica di Napoli, è stato freddato lo scorso 6 ottobre, all’altezza del civico 51 di via Luigi Crisconio nel quartiere Ponticelli, in presenza della compagna, una ragazza di 20 anni in attesa di un figlio. 

Sei le persone sottoposte a fermo dagli agenti della Questura di Napoli tra cui il boss Marco De Micco che avrebbe commissionato l’omicidio di Carmine D’0nofrio in quanto riteneva che avesse fatto parte del commando responsabile dell’attentato dinamitardo, pochi giorni prima dell’agguato mortale ai danni del 23enne, davanti alla sua abitazione.

Una certezza che De Micco ha maturato dopo che Giovanni Mignano, 28enne contiguo al, clan dei De Luca Bossa, aveva fatto, al culmine di un violento interrogatorio, solo il nome di uno degli autori dell’atto intimidatorio, lo stesso del figlio del boss. Gli altri fermati, tra cui non figurano gli esecutori materiali, sono Giovanni Palumbo, Ciro Ricci, Ferdinando Viscovo, Salvatore Alfuso e Giuseppe Russo. Inoltre Marco De Micco, insieme a Maddalena Cadavero e Giovanni Palumbo e Ciro Ricci, deve rispondere anche del sequestro di Giovanni Mignano.

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