Il primo caso di vaiolo delle scimmie è stato rilevato in Toscana e per la precisione ad Arezzo. Si tratta di un ragazzo dell’età di 32 anni che è tornato da un viaggio alle Canarie ed è tutt’ora ricoverato in ospedale e sotto stretta osservazione. Si tratta di una nuova epidemia? Come si fa a riconoscere i sintomi e cosa si deve fare una volta contagiati? Il Professore Marco Falcone dell’Università di Pisa risponde alle domande di La Nazione chiarendo alcuni dubbi.
Il Professor Falcone ha riferito che i sospetti possono nascere dalla presenza di febbre alta con eruzioni cutanee. “Sul corpo infatti compaiono delle vescicole, delle bolle”. Il medico specifica però che per essere riconosciuto come vaiolo non sono sufficienti questi due sintomi. “Occorre una connessione epidemiologica con qualche caso accertato di virus del vaiolo delle scimmie” continua Falcone. “Una malattia che diversamente dal Covid non si trasmette per via inalatoria”. Una differenza sostanziale e importante.
Per avvenire il contagio da persona a persona serve un “contatto fisico stretto”, chiarisce il Professor Falcone riferendosi al contatto intimo con un partner convivente o comunque una persona con cui si vive a contatto stretto. “Diversamente dal Covid non basta aver condiviso lo stesso ambiente”.
“Dai 10 ai 15 giorni, variano a seconda del soggetto” chiarisce il medico.
“No. La mortalità è molto bassa” spiega Falcone specificando che le persone in salute non hanno molto da temere in quanto si tratta di un’infezione che si presenta come un’influenza. “Tutti i pazienti finora accertati con vaiolo delle scimmie stanno bene”.
I soggetti che rischiano maggiormente, come spiega il Professore Marco Falcone, sono quelli immunodepressi, gli anziani e le donne in gravidanza. Ma poi ribadisce “Se non c’è un contatto stretto, fisico, con una persona infetta è difficile acquisire la malattia”. Per tale ragione il medico si aspetta che anche i focolai che si sono evidenziati scompariranno.
“Una terapia sintomatica a base di antipiretici. Se la forma è più grave si somministra un antivirale”.
Il Professor Falcone risponde a questa domanda invitando le persone che ritengono di avere i sintomi del vaiolo delle scimmie, a parlarne con il proprio medico curante. In alternativa propone di recarsi al centro malattie infettive di zona oppure al pronto soccorso se la febbre è alta.
In ospedale “sarà fatto un test molecolare che identifica il virus e quindi consente di fare una diagnosi. Teniamo conto, senza generare allarmismi, che si tratta di una patologia confinata a soggetti che hanno una comune esposizione epidemiologica” chiarisce il dottor Falcone. “Non si tratta di una malattia di popolazione. In Italia ci sono 4 o 5 casi”.
Il Professor Falcone Marco tranquillizza tutti con la sua risposta. “Le caratteristiche delle modalità di trasmissione non rendono probabile il fatto che il vaiolo delle scimmie si trasformi in un’infezione dilagante”. E continua specificando che resterà un’infezione limitata essendo anche meno aggressivo del vaiolo di tipo umano.
A quanto dice Marco Falcone dell’Università di Pisa chi ha fatto il vaccino contro il vaiolo umano ha una copertura garantita contro il virus delle scimmie. “Questo vaccino è stato sospeso nel 1977 e abolito nel 1981” ha ricordato.
Il dottore ha affermato che quell’evento è stato una grande manifestazione che ha visto la partecipazione di “migliaia di persone da tutto il mondo, che sono ripartite dalle Canarie e hanno diffuso il virus anche in Europa e al di fuori”. Il professore ha continuato dicendo che si attende di vedere come si evolveranno i fatti e la malattia nelle prossime settimane. “Studieremo il virus, c’è la giusta preoccupazione ma senza creare allarmismi”.