L’eredità del defunto fondatore di “Luxottica”, Leonardo Del Vecchio, andrà alla vedova e ai suoi sei figli: ecco come verrà divisa
Il 27 giugno 2022 è morto, a 87 anni, Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica nonché raro esempio di self made man italiano visto che pur di umili origini (è cresciuto in un orfanotrofio milanese in quanto i genitori non avevano le risorse economiche per prendersi cura di lui) è riuscito a costruire un impero che, secondo la “Bibbia” di settore, la rivista “Forbes”, vale 27 miliardi di dollari (circa 25.5 miliardi di euro) e che ne faceva il secondo uomo più ricco d’Italia e il 62esimo del mondo.
Ma, una volta asciugate le lacrime e terminato il cordoglio nazionale per la scomparsa di un gigante dell’industria nazionale (e non solo), come verrà divisa la sua miliardaria (in euro) eredità? Da imprenditore accorto e previdente qual era, Leonardo Del Vecchio aveva da tempo diviso il suo patrimonio tra i suoi sei figli, Claudio, Marisa e Paola Del Vecchio, nati dal suo primo matrimonio, quello con Luciana Nervo, Leonardo Maria, l’unico a lavorare nell’azienda di famiglia in qualità di amministratore delegato e di responsabile della catena di negozi “Salmoiraghi e Viganò” e nato dall’unione con la seconda moglie, Nicoletta Zampillo, sposata due volte, nel 1997 e nel 2010, Luca e Clemente, avuti dall’ex compagna Sabina Grossi, ex membro del Consiglio di Amministrazione di Luxottica.
Del Vecchio, prima della morte, aveva di fatto blindato le quote della Delfin, la “cassaforte” di famiglia, cioè la holding che detiene tutte le partecipazioni: EssilorLuxottica (32.2%), nata dalla fusione, nel 2018, tra Luxottica e il Gruppo francese Essilor, Covivio (27.2%), Mediobanca (19.2%), Generali (9.8%) e Unicredit (1.9%).
Sempre secondo quanto riportata da “Forbes”, nel 2014, a seguito di un processo di ristrutturazione aziendale, Del Vecchio aveva tenuto per sé una partecipazione diretta del 25%, che sarà ereditato dalla sua vedova, Nicoletta Zampillo, mentre il rimanente 75% verrà diviso in parti uguali, il 12.5% quindi, tra i suoi 6 figli.
Comunque, è difficile immaginare che future operazioni possano mutare tale assetto azionario dal momento che, come evidenziato dalla banca d’affari “Morgan Stanley”, le norme statutarie della Delfin stabiliscono che “qualsiasi deliberazione rilevante o proposta di modifica dello statuto, la nomina del board e la vendita di investimenti debbano essere adottate con il voto dell’88% del capitale votante”, quindi, “all’unanimità“.