L’attenzione del mondo del lavoro adesso è tutta concentrata sullo smart working che nel 31 agosto 2022 vede la sua simbolica fine. Ameno quello che abbiamo conosciuto finora, come forma di emergenza dovuta alla pandemia. Cosa cambia dal primo settembre?
Il “lavoro agile” ha concluso il suo periodo di validità il 31 agosto, ma dal primo settembre le imprese possono rivedere questa modalità di lavoro, siglando accordi individuali con i proprio dipendenti.
Questo vuol dire che lo smart working non finisce in soffitta, ma viene lasciato a uso e consumo delle aziende e dei dipendenti, dove potrà essere “modellato” in base alle esigenze reciproche, prendendo in considerazione durata, fasce di contattabilità e diritto alla disconnessione.
La stabilizzazione dello smart-working
Quando l’emergenza ha iniziato a sgonfiarsi, la maggior parte dei datori di lavoro ha considerato la possibilità di proseguire con questo metodo lavorativo. L’ Osservatorio del Politecnico di Milano fa presente che lo smart working ha coinvolto in Italia, un totale di 6,58 milioni di lavoratori, ovvero circa un terzo dei lavoratori dipendenti italiani, quindi più di dieci volte i 570mila lavoratori smart censiti nel 2019.
Nonostante si sia verificata una discesa di questo numero di lavoratori, arrivando a circa 4 milioni a fine 2021, il lavoro agile non si è totalmente cancellato, ma si è stabilizzato.
La modalità ibrida è la preferita
Come si legge su Huffpost, uno studio di Fondirigenti ha riportato che il 54% delle aziende prevede di continuare con il metodo dello smart working in maniera definitiva, anche dopo la fase emergenziale. Un dato che non lascia indifferenti visto che solo il 13% delle imprese del campione lo utilizzava prima del Covid.
Dal primo settembre dunque si ha questo passaggio concreto che coinvolge prima di tutto il management, chiamato ad adeguare processi, organizzazione e stili manageriali alle nuove modalità di lavoro. Le attese dei lavoratori intanto sono molto elevate, anche perché non si possono sottovalutare gli effetti postivi del lavoro agile. Anche se alla fine, questo porta verso una modalità ibrida dello smart working.
E’ vero che lavorare da casa offre un grosso risparmio di tempo, ma è anche vero che non tutti amano persistere sulla sensazione di isolamento e sulla mancanza di comunicazione che comporta non doversi recare in ufficio. Poter fare un po’ l’uno e po’ l’altro rende soddisfatti il 63% dei lavoratori che hanno risposto ad una Survey condotta dal Manager Solution per Fondirigenti.
Come reagiscono le aziende
Un altro punto di vista ce lo danno le imprese. Il management non nasconde le preoccupazioni inerenti ai possibili comportamenti opportunistici da parte dei lavoratori, ma anche quelle sulla propria capacità di organizzare il lavoro su basi nuove.
Per questo motivo cresce nel management, la consapevolezza della necessità di migliorare la propria capacità di gestire i team da remoto.